Il valore biologico della soia

Il valore biologico della soia

Non si sente spesso parlare della soia, da molti additata come alimento eccessivamente ricco di grassi e che può nuocere alla salute; proviamo con questo breve articolo a farla conoscere meglio, soprattutto per le qualità benefiche che può apportare, sia da un punto di vista nutrizionale che salutistico.

Il suo nome scientifico è Glycine Max, è una leguminosa primaverile-estiva, originaria dell’Asia e che da noi in Europa si è diffusa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

È un prodotto squisitamente biologico, ottenuto con una tecnica colturale quasi del tutto estranea a prodotti chimici, e quei pochi che vengono utilizzati sono di origine organica e non sintetica. È ricca di grassi, è vero, ma di quelli che fanno bene, ovvero quelli insaturi, che prevengono molte patologie sia circolatorie che cardiache e, per le donne, i classici e fastidiosi disturbi che sorgono con l’avvicinarsi della menopausa. Inoltre è molta ricca di proteine ad alto valore biologico, in particolare di costituenti proteici amminoacidici(lisina e triptofano) che il nostro corpo non è in grado di sintetizzare naturalmente, ma che sono di vitale importanza per la nostra salute.

Da ricordare che la sua assunzione agisce come deterrente biologico e naturale per la riduzione del colesterolo.

La soia negli ultimi anni è stata scelta dall’industria alimentare come elemento principe da cui partire per ottenere, con poche e semplici operazioni fisiche, tantissimi alimenti buoni e genuini come il latte di soia, da cui a sua volta derivano il gelato, lo yogurt ed i formaggi, come il noto tofu dalla forma rettangolare che si può benissimo abbinare con molte verdure per portare in tavola piatti leggeri, biologici e nutrizionalmente validi.

Ovviamente esiste anche la farina di soia, che si può aggiungere a quella di frumento per preparare il pane ed altri prodotti da forno, come ad esempio i biscotti; basta ricordarsi di attenersi ad una quota del 20% onde evitare qualche piccolo inconveniente sul volume dei prodotti finali.

E non da ultimo il fatto che il latte di soia può essere preso da chi soffre di allergia al latte vaccino; questa allergia non è niente di allarmante, è data dal fatto che qualcuno di noi non riesce a sintetizzare un enzima, la lattasi, che si occupa di sciogliere le catene di zuccheri nel latte: ma soluzioni naturali ce ne sono, come il latte di soia o, per i tradizionalisti del latte, quello di asina o di capra.

Questa leguminosa fa bene anche all’ambiente in quanto non necessita di concimazione azotata, e lascia il terreno rifornito di macroelementi e migliorato da un punto di vista agronomico.

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